L'arte del maneggiar l'insegna..
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Alfiere: "al-faris" (ar.), "alfarez" (sp.): cavaliere
Grado di milizia: chi porta la bandiera


In epoca medievale e rinascimentale, durante le manovre militari, la bandiera veniva sventolata con lo scopo di segnalare, anche a lunghe distanze, movimenti prestabiliti destinati alle truppe.
Questo movimento, definito "gioco", era affidato alla figura militare dell'Alfiere; i tamburi che accompagnavano le battaglie avevano funzioni analoghe, comprese quelle di scandire il tempo degli spostamenti delle milizie e incitare i propri soldati.
All'Alfiere si richiedevano capacità speciali quali una particolare destrezza nell'uso delle armi, notevoli doti atletiche, di potenza fisica, d'astuzia e soprattutto coraggio: essendo sempre in prima linea, aveva la certezza di trovarsi da subito nel mezzo della battaglia.
Tra i "giuochi militari" fu sempre considerato il più nobile, e quello che richiedeva maggior perizia esecutiva.
L'Alfiere si elevò quindi da semplice militare cui veniva affidato il compito di portatore di bandiera, a figura carismatica di sempre maggiore prestigio, tanto che questo ruolo era spesso ambito da giovani di nobile famiglia.
A questa figura che capeggiava sempre i reparti armati, piccoli e grandi, si richiedeva soprattutto la determinazione di non lasciare mai in mani nemiche il "simbolo": in caso di pericolo doveva quindi indirizzarlo, con lanci vari e con la massima precisione, ad un suo compagno o all'interno di mura amiche e, se catturato, non rivelare i codici di utilizzo neanche sotto tortura.
La perdita della bandiera era allo stesso tempo un grave danno in battaglia e una vera e propria onta da lavare, e conseguenza di ciò fu che per quel "panno libero nell'aria" a volte si sacrificasse persino la propria vita.

Sbandieratore Sbandieratore Sbandieratore

La preparazione avveniva ovviamente in tempo di pace, tra conflitto e conflitto e quando questi, vuoi per circostanze storiche, vuoi per quelle sociali, fortunatamente, si dilatarono nel tempo, gli alfieri continuarono il loro allenamento non solo come arte militare ma come vera e propria attività spettacolare.
Nel corso dei secoli ciò portò, al pari di altre discipline quali la scherma, ad un affinamento dell' "arte del maneggiar l'insegna", per cui uomini d'arme divennero ben presto veri e propri giocolieri, e i codici rigidi di segnalazione militare adattati a manuali per il "gioco della bandiera", con la pubblicazione di veri e propri trattati.
In questi venivano descritte le regole per come muovere l’Insegna, come portarla, come lanciarla, e come tenerla quando l’altra mano sguainava una spada, ma anche come si poteva offendere con la bandiera dato che essa stessa era un’arma.
In questa realtà entrò anche "l'agone" a specializzare sempre più l'Alfiere, e quella che era una situazione di violenza fisica nel campo di battaglia si trasformò sempre più in una violenza solamente espressiva, che faceva nascere all'interno delle Accademie di esercizi cavallereschi un'infinita serie di tornei "di picca e di bandiera".
Oltre all'equitazione, al ballo e alle tattiche militari, l'utilizzare la bandiera, con o senza la spada, divenne via via nei tempi di pace una dilettevole forma di esibizione, di maestria, una sorta di educazione fisica dei nobili; prova ne è un'attestazione di Jacopo Gelli, il quale riporta un episodio svoltosi a Parma nel '700 in un'Accademia d'esercizi cavallereschi dove, tra rappresentanti della nobiltà, si svolgevano tornei di picca e di bandiera o addirittura "giuochi con una e due bandiere".

Sbandieratori Francesco Alfieri Sbandieratore

La testimonianza dell'attività del "portabandiera" e della sua mobilità espressiva è ampiamente trattata iconograficamente da M. Zasinger (fine XV sec.), Daniel Hopfer (ca. 1500), Anton Wonsan (XVI sec.) e Jost Aman (1572).
Lo stesso vale per le esposizioni "Fahnrich" di Hendrik Goltzius, Christian Schweytzer, Heinrich Aldegrever ma soprattutto il libro degli stemmi di J. Kobel. In tutte queste edizioni troviamo un interessante riferimento alla posizione della "gamba portata avanti" dal portabandiera. Nel libro scritto da Johann Renner e Sebastian Heusler stampato a Norimberga nel 1615 gli autori affermano, nella dedica " ... così abbiamo imparato con oneri e provato e sperimentato sul campo, scritto in carta e portato in stampa".
Anche in Italia si diede un notevole impulso alla diffusione di questa attività. Possiamo citare il manuale scritto da Francesco Ferdinando Alfieri, Maestro d'armi dell'Accademia Delia, il quale diede alle stampe nel 1638 un libro intitolato "La Bandiera"; l'autore illustrava con una serie di raffigurazioni e didascalie, la mirabile "Arte del maneggio della bandiera".
Grande sviluppo agli esercizi ludico-militari che si effettuavano con la bandiera fu dato dai vari manuali editi dalla fine del cinquecento a tutto il settecento; fra i tanti dati alle stampe vale la pena di ricordare "Deutliche beschreibung unterschiedener Fahenlectionen" di Heinrich Aldegrave, e "L'Heroische Waffenlehre" dello stesso autore con Andreas Klettens, stampato a Norimberga nel 1648; inoltre, parzialmente, "Der volkommene Teutsche Soldat" di Hanns Friedrich von Flemmings nel quale si tratta più volte di bandiere e portabandiera; infine a Jena nel 1741 Johann Weinrich trattava "De vexsillis et vexsilliferis".
Lo stretto collegamento fra gioco e bandiera è testimoniato anche nelle incisioni del maestro Albrecht Durer che già nel 1502 mostra una posizione standard della gamba dello "sventolatore" di bandiera. Le 84 "lezioni di bandiera": "Vierundachtzig fahnenlections" di Joann Georg Pascha, (Halle 1661), sono suddivise in "quattro giochi".

Sbandieratore Kulmbach Sbandieratore Sbandieratore Glaser

Nel corso dei secoli successivi, mutati le esigenze belliche ed esaurita la funzione in battaglia, e profondamente cambiato il contesto sociale, quest'arte cadde in disuso.
Soltanto nella seconda metà del novecento, complice la riscoperta del medioevo, periodo storico in cui affonda le sue radici la nostra cultura occidentale, si accrebbe nuovamente l'interesse per la figura dello sbandieratore, e in tutta Italia nacquero gruppi storici e folkloristici per rievocare le gesta di questi abili atleti.
Nel frattempo, però, lo sbandieratore era entrato nel patrimonio culturale di tutta la penisola, non più come come figura militare, bensì come portatore di simboli di pace, festa o devozione, parte integrante ed attesa degli spettacoli di rievocazione storica ma anche di feste religiose, e depositario di parte della memoria storica dei territori.
Il Gruppo Storico Sbandiertatori e Musici di Fornovo Taro porta avanti questo percorso che non è soltanto ricerca storica, custodia e rievocazione di ciò che era, ma anche innovazione e continuazione di un'arte che, oggi come secoli fa, continua a stupire e far sognare.


Testo liberamente adattato da:
Francesco Ferdinando Alfieri, La Picca e la Bandiera. Padova, 1641
Giovanni Nardoni, Il portabandiera, l'alfiere, il giocoliere di bandiere, lo sbandieratore. Ascoli Piceno, 1982






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